#giudicare dalla faccia
Explore tagged Tumblr posts
Text
Donne, uomini e libri
Credo che la situazione sentimentale di molte persone sia lo specchio dell'attuale società.
Si cerca tutto e subito, leggerezza e piacere senza impegno. Avere quello che si vuole solo quando necessita.
Le App insegnano. Hai fame *click*, hai voglia di un week end fuori porta *click*, vuoi andare al cinema *click*, vuoi ascoltare una canzone *click* e in fine vuoi degli incontri con partner senza impegno? Anche qui *click* *click*.
Secondo me le persone meriterebbero più importanza. Spesso si giudica con troppa fretta, in maniera approssimativa.
Io reputo le persone come dei libri, non ci si deve fermare alla copertina e neanche della prefazione. Ci sono vari libri come i romanzi per esempio che vanno da quelli sentimentali a quelli d'avventura, da quelli noir a quelli filosofici oppure anche libertini. Credo che nelle persone, come se fossero libri, ci siano più generi che vanno scoperti leggendoli e sfogliandoli.
Le donne.
Sono da leggere, fino all'ultimo capitolo. E se dopo un primo appuntamento ci rimane qualche dubbio, cosa che a noi uomini spesso capita, restando con quell'espressione di chi ha letto Nietzsche o Kant senza averci capito nulla, basta impegnarsi e ricominciare a leggerle.
Perché in quanto libri, le donne, non saranno mai uguali alla prima lettura, ma magicamente appariranno altri capitoli come se inavvertitamente nella fretta fossero stati saltati.
In un momento che stiamo vivendo di scarso impegno intellettuale, dove a molti risulta difficile leggere post oltre le dieci righe sui social, come si può pensare di impegnarsi per leggere una vita, fatta di esperienze ed emozioni, racchiuse in una persona solo con un rapido giudizio?
Faccio un esempio, si ha la possibilità di scegliere un libro. Uno solo, non di più. Se ci si accontenta di impegnarsi poco si sceglierà un libro pieno di illustrazioni. Guardare è meno impegnativo che leggere.
Chi avrà fatto questa scelta si perderà la possibilità, invece, di scegliere un libro pieno di pensieri, parole, racconti e consigli. Quanti inconsciamente non s'immaginano minimamente a cosa hanno rinunciato. Quello che si sono persi.
Gli uomini.
Non sono da giudicare dalla copertina.
Immaginiamo una donna in una libreria, davanti a sé ha dei libri in esposizione. Vede un libro sconosciuto in libreria. Lei è attratta dalla copertina di uno di essi. Non conosce l'autore.
Così sbircia l'occhiello, ma essendo curiosa passa al frontespizio... uhm, non si è ancora decisa. Sfogliando ecco che le appare l'esergo, "caspita che citazione" sussurra mentre il libro è sempre più saldo nelle sue mani.
A seguire sfogliando trova una dedica, che la fa sciogliere un po'... ed ecco che arriva al punto chiave. Come dopo alcuni appuntamenti interlocutori con un uomo, gira la pagina e trova la prefazione. Finalmente scopre il suo contenuto, l'ambientazione, i personaggi e un sunto della trama del libro.
A questo punto ha solo due opzioni: richiudere il libro e riposizionarlo sullo scaffale, oppure ammirarlo un attimo e con un sorriso avviarsi alla cassa con esso.
Donne e uomini.
Solo leggendo i libri, come metafora delle persone, alla fine della lettura si può essere perdutamente innamorati di quel libro. Come invece si può, alla fine della lettura, rimanerne delusi, nonostante quella prefazione che sembrava promettere bene.
Prendere a caso un libro da uno scaffale solo dalla copertina, senza valutarlo né guardarlo più di tanto, trovandosi poi tra le mani un libro che ci faccia innamorare, può accadere solo con un colpo di fortuna.
Bisogna sapersi leggere, senza fretta o pregiudizi. Solo alla fine trarre le conclusioni.
Ognuno di noi è un libro. Buona lettura a tutti.
63 notes
·
View notes
Text
Maldini: “Milan senza amore e ideali. La storia non si cancella”
di Enrico Currò
Paolo Maldini, perché ha aspettato quasi 6 mesi per rompere il silenzio dopo il suo licenziamento e quello del ds Massara?
“Perché avrei parlato troppo di pancia. Ma ora è maturo il tempo per analizzare quanto è accaduto con quella serenità che la distanza temporale permette. Mi piace essere onesto e prendermi le mie responsabilità, ma vorrei che le cose venissero considerate nella loro effettività e valutate nella maniera giusta. Farei subito una premessa”.
Prego.
“Sarò per sempre grato a Leonardo, che mi ha chiamato nel 2018, al fondo Elliott, che mi ha fatto firmare il primo contratto e a Redbird che me lo ha rinnovato, anche se con qualche difficoltà. In questi 5 anni ho imparato tanto, ho avuto relazioni personali e professionali che mi porterò dietro per sempre e sono anche cresciuto in un ruolo completamente diverso, il che non era scontato: la regola è che spesso il grande calciatore non riesca a fare quel salto di qualità. Ci sono persone che sono di passaggio in istituzioni come il Milan, nel mondo dei club di calcio di profilo internazionale, e che non hanno un reale rispetto della sua identità e della sua storia. Non sono incaricate e non si muovono per dare una visione per le nuove generazioni di tifosi. Spesso sono manager che vengono a lavorare in un grande club di grande prestigio e popolarità anche per migliorare il proprio curriculum e poi andare da un’altra parte. Per contro, invece, ci sono persone che hanno a cuore tutte queste cose, molto più a lungo termine e molto più legate agli ideali che il club, nel corso della sua storia, ha insegnato a tanti, sul campo e fuori. Purtroppo, nel calcio professionistico moderno, la popolazione della prima tipologia di persone sta diventando sempre più numerosa. Io credo che bisognerebbe tenersi stretto chi è portatore di ideali e orienta il proprio lavoro per salvaguardarne valori e identità”.
Non si aspettava il divorzio?
“Se il Milan è stato venduto a 1,2 miliardi di euro e la proprietà vuole cambiare l’organigramma, ne ha il diritto. Anche in questo caso, però, le modalità sono importanti e tante cose non sono andate come sarebbe stato doveroso, per rispetto delle persone e dei loro ruoli. Ho dovuto discutere per trovare un accordo e per non rinunciare ai miei diritti, ma avevo detto subito all’ad Furlani che l’ultima cosa che avrei voluto era un contenzioso con il club: vi rendete conto, gli ho spiegato, che sarebbe la seconda causa di una leggenda del cub al gruppo proprietario del Milan in due anni, dopo quella (persa!) con Boban? Una cosa è certa: il mio amore per il Milan sarà sempre incondizionato. Da figlio di Cesare. Da ex capitano. Da papà di Christian e Daniel, che al Milan sono passati. E poi anche da dirigente: sono stati cinque anni fantastici”.
A giudicare dai cori per lei, nello spettacolo teatrale di Giacomo Poretti cui ha preso parte a Milano, il pubblico ha capito.
“Spesso si pensa che il pubblico non capisca e che si faccia condizionare dalla comunicazione, magari studiata a tavolino, ma per fortuna così non sembra. È inutile nascondere che tutti quelli che hanno avuto a che fare con la galassia Milan in questi anni siano stati indirizzati nel veicolare sui media compiacenti una certa storia: chi dice il contrario sa di mentire a se stesso. Io ho pensato agli interessi esclusivi della squadra (e perciò del club, dal momento che la squadra rappresenta l’asset principale di una società sportiva), credendo che i risultati avrebbero avuto la meglio su una narrazione proposta senza curarsi del fatto che corrisponda o meno alla realtà. E la verità è che spesso ex calciatori come me, Boban e Leonardo, hanno sempre esercitato il proprio ruolo in piena autonomia di giudizio, ma senza mai travalicare i rispettivi ambiti di competenza. Aggiungo che questa indipendenza deve sempre contraddistinguere noi stessi, che quasi certamente non potremmo farne a meno, anche quando assumiamo ruoli o responsabilità manageriali. Si chiama, se non sbaglio, professionalità”.
Secondo Gerry Cardinale, l’azionista di controllo del Milan, lei era un individualista, allergico al lavoro di gruppo.
“Appunto, direi che confonde l’individualismo con la volontà di essere responsabile nel prendere le decisioni previste dal mio ruolo e magari nel pagarne le conseguenze, trascurando peraltro le prerogative che il contratto, che lui ha firmato, mi attribuiva. Io non mi sono mai sottratto al confronto: il confronto quotidiano stimola l’ingegno e apre a visioni diverse. Siamo spesso circondati da persone che ci danno sempre ragione: avere amici o colleghi che sfidano le tue certezze è una benedizione. In questi cinque anni ho capito che la capacità di assumere e gestire responsabilità personali, cioè individuali, non è così comune. Chi ha giocato a calcio ad alto livello ha meno paura di fallire, essendo stato giudicato per tutta la vita ogni tre giorni. Questo rappresenta un grande vantaggio e ha un grande impatto su un’azienda, ma può non essere gradito a chi non è aperto al confronto e non condivide neppure l’idea anche di rispondere dei propri errori, che per me è normalissima, sana, dialettica di ogni gruppo dirigente che si rispetti. Io ho sempre voglia di imparare: alcune cose del passato, ad esempio alcune critiche al Milan, oggi non le farei più, perché ho capito che cosa vuol dire gestire l’ area tecnica di una società ambiziosa, a livello globale, nello sport professionistico”.
Da che cosa erano dettate quelle critiche?
“Più dal sentimento che dalla ragione e sinceramente dalla poca esperienza: certe dinamiche, fino a quando non sei dall’altra parte, non puoi capirle. Il primo anno l’ho passato ad ascoltare e imparare, era apprendistato. Nei primi 6 mesi mi sentivo inutile, ma Leonardo mi diceva: stai solo imparando. Non è facile avere come interlocutore un fondo americano o un Ceo sudafricano: la mia visione del calcio, rispetto al 2018, è stata stravolta. Ma lo ripeto: non ho mai avuto, né avrò mai paura del confronto”.
E sul mercato?
“È stato veicolato il concetto che io e Massara siamo stati allontanati perché non condividevamo obiettivi e strategie di mercato: niente di più lontano dal vero. Anche da un punto di vista formale. Infatti, se parliamo delle condizioni di ingaggio, non ho mai avuto potere di firma neanche per i prestiti. Ogni giocatore che è stato preso è stato scelto da me, Boban e Massara, ogni scelta condivisa con l’ad e con la proprietà. Ma la firma era sempre di qualcun altro che avallava l’operazione. Più o meno sono 35-40 i giocatori del nostro ciclo e io non ho firmato i contratti per nessuno di loro, neanche per quelli in prestito, perché non avevo il potere di firma, non l’ho mai voluto. Anzi, tante soluzioni proposte non sono state approvate: mi è stato detto di no tantissime volte. Capita. A volte mi dicevano semplicemente di no, a volte veniva ridimensionato il budget. Nelle riunioni sentivo spesso: “Io non capisco niente di calcio”, ma alla fine c’era sempre un però. Non sono nato ieri, ho abbastanza esperienza per capire che sia normale una certa differenza di vedute, a volte anche un’interferenza da parte della proprietà nelle scelte tecniche dell’area sportiva, che poi, nel caso specifico, è il core business dell’azienda, tale da spostare gli equilibri finanziari. Tuttavia essere accusato di non avere voluto condividere non lo trovo affatto giusto. E poi io penso che le proprietà, specialmente se straniere, non abbiano ancora raggiunto una piena consapevolezza di quali siano la mole e il tipo di lavoro svolti all’interno del club dalle varie aree, in particolare da quella sportiva, soprattutto nel mercato italiano. Preciso che tutti i giocatori che sono arrivati sono stati approvati da me: non mi è stato mai imposto niente e nessuno, anche perché me ne sarei andato il giorno dopo. Per lo stesso ingaggio di Zlatan, a suo tempo, erano servite parecchie riunioni”.
A proposito di Ibrahimovic, pensa che tornerà al Milan?
“Non lo so, non conosco i termini della questione, né l’eventuale ruolo, leggo che sarebbe indicato come consigliere personale di Cardinale. Quello che gli posso suggerire è di seguire il mio stesso percorso: all’inizio sarebbe logico osservare e imparare prima di agire”.
Anche se la ferita sarà dolorosa, può tornare a quel 5 giugno fatidico?
“Gerry Cardinale mi ha chiamato per colazione e dopo un commento sull’addio al calcio giocato di Zlatan mi ha detto che voleva cambiare e che io e Ricky Massara eravamo licenziati. Gli ho chiesto perché e lui mi ha parlato di cattivi rapporti con Furlani. Allora io gli ho detto: ti ho mai chiamato per lamentarmi di Furlani? Mai. C’è stata anche una sua battuta sulla semifinale di Champions persa con l’Inter, ma diciamo che le motivazioni mi sono sembrate un tantino deboli. Le cosiddette assumptions, gli obiettivi sportivi ed economici di inizio stagione, erano state clamorosamente superate”.
Quali erano?
“Ipotizzando l’eliminazione dalla Champions, qualificarsi per la Champions successiva e passare un turno in Europa League”.
Il club dava per scontato che in Champions la squadra non avrebbe passato la fase a gironi?
“Erano previsioni molto conservative, che tra l’altro sono stata riconfermate quest’anno anche dopo la campagna acquisti importante di quest’estate. Ma nella scorsa stagione, a livello economico, la semifinale ha portato almeno 70 milioni di introiti in più, oltre all’indotto derivante da sponsorizzazioni e ticketing, settori in cui abbiamo battuto record su record. Non è un caso che poi l’ultimo bilancio porti il segno positivo. Quel bilancio è riferito alla stagione 2022-2023. Siamo andati ben oltre il risultato sportivo, era impossibile imputarmi di non aver centrato gli obiettivi”.
Cardinale eccepiva?
“Cardinale l’ho incontrato di sfuggita in occasione di qualche partita di Champions, ma nell’arco di un anno ho avuto solo una chiacchierata su come andasse la gestione sportiva. Mi ha scritto 4 messaggi per i vari passaggi del turno, senza neanche chiamarmi. La prima cosa che mi ha detto, quando ci siamo conosciuti, è stata che dovevamo fidarci l’uno dell’altro, ancora prima di conoscerci di più, perché non avevamo tempo. Io mi sono fidato e sinceramente come è andata è noto a tutti. Io credo che la decisione di licenziare me e Massara fosse stata presa molti mesi prima. E a posteriori mi vedo costretto a riconsiderare il rapporto con alcune persone, che lavoravano con me e che sicuramente, mi riesce difficile immaginare il contrario, erano già al corrente di quella decisione. D’altronde il contratto, di due anni con opzione di rinnovo, mi era stato rinnovato solo il 30 giugno 2022 alle 22. Credo che all’epoca sarebbe stato troppo impopolare mandarci via, perché avevamo appena vinto lo scudetto”.
Che cosa le disse la società?
“Cardinale voleva vincere la Champions. Io gli dissi che era necessario un piano triennale per pensare a quell’obiettivo e lui mi propose due anni più opzione di uno. In quel momento chiesi due anni: pensavo che ci sarebbe stato tempo, dopo, per discutere di piani. Se poi fosse stato contento, mi avrebbe proposto il rinnovo lui”.
È vero che a febbraio 2023 lei aveva presentato un piano triennale di sviluppo?
“Verissimo. In 3-4 mesi, da ottobre a febbraio, l’ho preparato con Massara e con un mio amico consulente. Erano 35 pagine: raccontavo i 4 anni trascorsi e gli obiettivi, secondo una strategia sostenibile economicamente, ma con la necessità di un salto di qualità”.
Risposte?
“Nessuna. Ho mandato il piano a Cardinale, a due suoi collaboratori molto stretti, con uno dei quali si tenevano call settimanali ogni lunedì alle 18, e all’ad Furlani. Non ho ricevuto alcuna risposta. Forse non abbiamo ascoltato il campanello d’allarme perché eravamo concentrati sulle tante cose che il mio ruolo e quello di Massara prevedono. Dopo avere acquistato circa 35 giocatori ci viene contestato l’ingaggio di De Ketelaere, che peraltro aveva 21 anni, un’età in cui non sempre l’adattamento è immediato. Chi ha giocato a calcio sa che non sempre si è strutturati a quell’età per sostenere un salto così importante come quello fatto da Charles: i ragazzi vanno aspettati, aiutati, coccolati e ripresi, continuamente. Chi pensa che il lavoro dell’area sportiva sia solamente quello di fare mercato sbaglia tutto: allenatori, calciatori e staff hanno bisogno di supporto continuo. Spesso si scommette solo sul talento senza sapere come svilupparlo, gli esempi più lampanti sono Chelsea e Manchester United: grandissimi investimenti sul mercato e gestione insufficiente portano a risultati molto scadenti. Non sempre il talento viene riconosciuto, quando si scommette su potenzialità di ragazzi giovani il rischio di insuccesso è molto alto. Dopo appena 3 mesi di lavoro, Boban e Massara ed io fummo chiamati a Londra da proprietà e Ceo e praticamente esautorati, delegittimati ad esercitare i nostri ruoli, perché i vari Leao, Bennacer e Theo non piacevano. Noi sapevamo che il Leao del Lille poteva diventare una stella, ma che gli sarebbe servito un percorso e la stessa cosa valeva per Theo, Ismael e per tutti quelli che sono arrivati successivamente. Ricordiamo sempre da dove siamo partiti”.
Vuole riassumere?
“Nel 2018-19 avevamo una squadra avanti con gli anni e poco performante, erano ormai sei anni che il Milan non si qualificava per la Champions League. Il valore complessivo della rosa era di circa 200 milioni e il monte ingaggi di 150. La ristrutturazione, con giocatori giovani, è stata fatta in 4 anni con una spesa al netto delle cessioni di 120 milioni, 30 a stagione e 15 per sessione. Il valore della rosa è passato a circa 500 milioni, il monte ingaggi è sceso il primo anno a 120 e poi a 100 per i tre successivi, anche se, come spiegavo nel piano strategico, il taglio degli stipendi aveva portato al mancato rinnovo di giocatori come Çalhanoglu e Kessié, con i quali avremmo avuto un centrocampo tra i più forti d’Europa. Alla fine della stagione scorsa contavamo tre partecipazioni di fila alla Champions, uno scudetto vinto dopo11 anni, una semifinale di Champions dopo 16 e un bilancio in positivo dopo 17 . Se si resta sempre sul filo, basta sbagliare una stagione per rovinare il lavoro fatto in quelle precedenti”.
Qual era il budget per il 2023-24?
“Nelle squadre di calcio in genere la previsione di budget va affrontata intorno a marzo, ma il mio settore, tra l’altro il più importante, era l’unico per il quale non se n’era ancora parlato. Più volte ho chiesto un incontro per parlare di numeri e strategie, dato che non si può aspettare giugno per programmare il mercato. Poi, 4 giorni prima del licenziamento, Furlani mi ha comunicato molto imbarazzato che il budget sarebbe stato molto basso. A prescindere da come è finita, io sono contento per il Milan e i suoi tifosi per almeno due cose: il budget di spesa sul mercato, dopo la nostra partenza, è finalmente raddoppiato, al netto cioè della cessione di Tonali, e il monte ingaggi è finalmente cresciuto, in linea con il piano che avevamo inviato. Il nostro documento strategico deve essere diventato improvvisamente fonte di ispirazione!”.
Avreste mai ceduto Tonali?
“Avremmo fatto tutto il possibile per non lasciarlo andare via, anche di fronte a un’offerta così importante. Non siamo mai stati totalmente contrari alla cessione di uno dei nostri calciatori importanti, ma non c’era neanche una reale necessità. Mi piace ricordare che spendemmo per acquistarlo una cifra pari a circa un quinto del valore di cessione di dominio pubblico e che anche in quel caso dovemmo discutere animatamente con Ceo e proprietà: nessuno di loro voleva comprarlo, neanche l’area scouting”.
Poi Tonali è incappato nel caso scommesse.
“Sono rimasto scioccato. Mi dispiace: non mi sono reso conto del suo disagio. Questo mi fa capire una volta di più che non si fa mai abbastanza per cercare di gestire e capire questi ragazzi. È una sconfitta anche per noi quello che è successo a Sandro”.
Colpa dei social?
“Ai giocatori dicevo spesso di distinguere la vita reale da quella dei social, anche quando si sentono attaccati e offesi da un mondo senza regole. Si deve aspirare a qualcosa di più radicato e profondo, anche se il “sentiment”, una parola che ho sentito spesso a Casa Milan e che mi fa sorridere, magari è un altro. Di sicuro, come abbiamo detto precedentemente, acquisti e cessioni sono solo una piccola parte del lavoro dell’ area sportiva”.
Qual è quello meno appariscente?
“Il lavoro con i giocatori. Con Leao, Theo Hernandez, Bennacer, Maignan, Kalulu, Thiaw, Tomori e molti altri, il vero lavoro è stato supportarli nel loro sviluppo. Se noi pensiamo che i giocatori non abbiano bisogno di supporto, sbagliamo. Sinceramente, quando oggi leggo che Theo e Leao sono il problema del Milan, dico che al mondo si può davvero raccontare tutto e il contrario di tutto: sono due campioni, ma la loro crescita non è ancora completata e necessitano di qualcuno che li aiuti. I giocatori hanno bisogno di tempo per maturare e di persone che parlino con loro: è anche il bello del nostro lavoro, è il frutto della nostra esperienza. Spesso ho fatto mente locale, pensando a me quando ero calciatore: allora non si usava, ma avrei avuto tantissimo bisogno di supporto. D’altronde, se l’equazione tra la spesa sul mercato e il risultato fosse corretta e infallibile, Psg, Chelsea e Manchester United avrebbero vinto tutto più volte”.
Nel Milan attuale manca una figura del genere: tutto ricade sulle spalle di Pioli.
“Innanzitutto Stefano andrebbe ringraziato sempre dai tifosi milanisti, il suo lavoro è stato fondamentale per la crescita dei giovani calciatori che sono arrivati al Milan, li ha fatti giocare e li ha aiutati a diventare quello che sono adesso, è stata una figura chiave delle nostre fortune. Vorrei ricordare però che l’allenatore è una tra le persone più sole del mondo del calcio. Dargli compiti che esulano dai suoi lo renderà sempre più solo, se non verrà supportato”.
Avrebbe voluto sostituire Pioli con Pirlo?
“Il ruolo di responsabile dell’area tecnica nel settore sportivo impone di avere incontri e confronti frequenti. Sono un momento di crescita generale, se avvengono con toni rispettosi, come è sempre successo. Ci stavamo già confrontando per la stagione successiva. Siamo stati noi a rinnovare il suo contratto fino al 2025, perché lo meritava. Se ci fosse stata, come negli anni passati, un’unità di intenti e visioni con gli obiettivi societari, non vedo perché l’avremmo dovuto cambiare”.
Il presidente del Milan, Paolo Scaroni, ha dichiarato che senza di lei adesso il gruppo di lavoro è unito.
“Mi dà fastidio come si raccontano le cose. Il Milan merita un presidente che faccia solo gli interessi del Milan, insieme a un gruppo dirigenziale che non lasci mai la squadra sola. La condivisione e il supporto sono principi da attuare nei momenti belli come in quelli brutti. In questi anni non ho mai percepito una chiara condivisione di che cosa voglia dire lavorare di squadra: non mi ha mai ha chiesto se ci fosse stato bisogno di due parole di incoraggiamento ai giocatori e al nostro gruppo di lavoro, in pubblico o in privato. Mai ho ricevuto supporto nei tanti momenti difficili. Anzi. In tribuna l’ho visto spesso andare via quando gli avversari pareggiavano o passavano in vantaggio, magari solo per non trovare traffico. Mentre me lo ricordo puntualissimo in prima fila, quando abbiamo vinto lo scudetto: per questo non so che cosa si sia voluto dire con l’espressione “gruppo unito senza” di me. Ma è evidente che io ho un concetto diverso di condivisione e di gruppo. Posso dire che la stessa cosa è avvenuta anche con i due Ceo Gazidis e Furlani”.
Che cosa pensa dei famosi algoritmi?
“La narrazione su questo tema mi ha fatto un pochino sorridere: non c’è bisogno di scomodare gli algoritmi per prendere Loftus-Cheek, Pulisic e Chukwueze, basta utilizzare per il mercato i soldi che una società che finalmente fattura 400 milioni merita. Non si possono paragonare le quattro annate precedenti con l’ultima, abbiamo combattuto sul mercato con armi diverse, ma mi fa piacere che adesso non ci sia più il freno a mano tirato. Detto ciò, abbiamo sempre utilizzato l’intelligenza artificiale, strumento ormai indispensabile in qualunque attività, senza tuttavia pensare ragionevolmente che una società sportiva possa essere gestita da un algoritmo. Le molteplici variabili del calcio non lo consentirebbero. È forse per questo che ancora questo sport appassiona milioni di persone”.
Lei ha detto di avere imparato ad apprezzare la cosiddetta sostenibilità.
“Sì, è stata una sfida. La sostenibilità mi ha conquistato: avevamo poche possibilità di riuscita, ma è stato molto sfidante tagliare del 30% il monte ingaggi, rinnovare la rosa e aumentare il valore dei calciatori arrivando allo scudetto e a 3 anni di Champions, dopo 7 senza. L’ho fatto con Boban e Massara, attraverso condivisione di principi, di conoscenza ed esperienza, e utilizzando anche strumenti, legati alle statistiche, che io e Zvone conoscevamo meno rispetto a Ricky. Pensiamo che siano parte di una decisione finale che deve essere presa da persone che abbiano una visione completa”.
Il nuovo stadio è davvero così centrale per il salto di qualità?
“Lo stadio è stato un motivo di scontro. Io non potevo mettere la faccia su un progetto da 55-60 mila posti, quasi tutti corporate e con pochissimi biglietti popolari. Non potevo lasciare un’eredità così alle nuove generazioni milaniste. Non potevo supportare questo piano. Ho lottato per fare capire che serviva uno stadio più grande e con parte di posti accessibili a tutti. La media di oltre 70 mila spettatori a San Siro, la scorsa stagione, dimostra che avevo ragione”.
Qual è la sua idea?
“Un nuovo San Siro moderno e accogliente è fondamentale. L’idea che lo stadio nuovo dia 80 milioni in più da investire sul mercato è da rivalutare, come dimostrano i numeri della stagione scorsa. Quando raccontavo le potenzialità e l’unicità che ha il Milan rispetto ad altri club, probabilmente suscitavo ilarità. Ma io so che è così. Se ci fosse la possibilità, e in questo il sindaco è assolutamente responsabile, lo stadio lo farei a San Siro, magari ancora con l’Inter. Dopo 5 anni non solo non c’è il primo mattone, ma non sappiamo neanche dove si farà lo stadio: non mi sembra un gran successo. Quella del nuovo San Siro sarebbe anche una grande occasione per la rivalutazione dell’area: è verde destinato ai cittadini di una zona di Milano che rischia l’abbandono. Milano, negli ultimi 10 anni, è ridiventata trainante in Europa perché abbiamo superato vecchie barriere mentali. Dobbiamo avere paura del degrado, non del futuro. L’attuale San Siro è iconico, ma rendiamoci conto che sono stati i grandi campioni che ci hanno giocato a renderlo tale. È ancora fantastico dal punto di vista sportivo, ma serve una nuova storia: il passato è passato, Milano ha sempre guardato al futuro”.
Nel passato il Milan aveva molti più giocatori italiani.
“I ragazzi italiani devono avere più coraggio, devono darsi una mossa. Se occorre, devono andare anche a giocare di più all’estero, dove i giovani vengono buttati nella mischia. Li fanno giocare e loro devono dimostrare di essere all’altezza. In Italia li teniamo spesso nella bambagia”.
Conferma di avere pensato a Messi?
“Confermo che ci abbiamo pensato. Dopo il Barcellona era libero e il club ha fatto fare una proiezione sull’indotto del suo ingaggio. Era un’operazione fattibile, ci avrebbe aiutato il decreto crescita. Ne valeva la pena. Ma quando ho sentito Leonardo, ci ha detto che l’affare col Psg era già molto avanti ed è rimasta solo un’idea”.
Paolo Maldini dirigente in Arabia Saudita: è solo una suggestione?
“Per il mio lavoro le alternative al Milan sono molto limitate. Non potrei mai andare in un’altra squadra italiana, eventualmente valuterei solo l’offerta di una squadra straniera di alto livello. A me piace vincere e costruire. L’Arabia potrebbe essere una opzione stimolante, chissà”.
Resterà nel board Uefa di ex campioni e allenatori per le riforme tecniche del calcio?
“Sì. L’idea di Boban è azzeccata. Continuerò. Nel confronto tra arbitri, capi arbitri, ex calciatori e allenatori su determinate regole, mi ha impressionato la quasi unanimità dei calciatori, con grande sorpresa degli arbitri. Il distacco è evidente, la prospettiva è diversa, il calciatore capisce l’intenzionalità del gesto. L’esempio è il fallo di mano: il 95% di allenatori ed ex calciatori la pensavano alla stessa maniera. Io sono per interrompere le partite il meno possibile: lo spettacolo non è interrompere, però si deve imparare ad accettare anche l’errore. Quanto agli infortuni, si gioca troppo, ma la voce del calciatore non viene mai ascoltata”.
Dai 10 ai 41 anni al Milan da giocatore, dai 50 ai 55 da dirigente: la storia si è davvero interrotta?
“Non so, il legame è troppo forte e tale resterà per sempre: la storia non si può cancellare. Non credo che da dirigente avrei lavorato da un’altra parte. Non avrei iniziato altrove a fare il dirigente, 9 anni dopo avere smesso di giocare. Non stavo aspettando l’offerta, la vita andava avanti. C’era stato qualche abboccamento con Barbara Berlusconi e poi con Fassone e Mirabelli. Se fossero arrivate le giuste condizioni, avrei forse accettato e così è stato con Elliott. Io voglio solo dire grazie alla vita che mi ha dato questa opportunità e al Milan che per l’ennesima volta mi ha dato la chance di fare qualcosa che mi ha dato una soddisfazione personale, relazionale, che mi ha riempito il cuore. Provo affetto per quello che è stato costruito, per i ragazzi che abbiamo preso e plasmato, per i loro genitori. Ho ricordi indelebili con persone di alto livello morale: Leo, Zvone, Ricky, Virna, Angelo, Marina e Antonia, solo per citarne alcuni, anche gli altri sanno che rimarranno sempre nel mio cuore”.
Poi è arrivato il 5 giugno.
“E adesso leggo la rappresentazione di una nuova era, di un Berlusconi 2: un ripassino della storia italiana, politica e imprenditoriale degli ultimi 40 anni, forse farebbe bene a tutti. L’ho detto quel giorno stesso, prima del mio congedo: oggi comandate voi, ma per favore rispettate la storia del Milan”.
23 notes
·
View notes
Text
Parliamo dell’ossessione per il pene.
Voi donne eterosessuali avete un problema, e lo sapete: siete troppo ossessionate dal pene. Questo blog non vuole giudicare, puntare il dito, ergersi su un piedistallo, fare la morale o tacciarsi di bigottismo. No, qui si fanno ragionamenti assieme in modo approfondito (e a volte originale), e si cerca di capire il perché un determinato fenomeno accada. Tutte siete ossessionate dal pene: chi più, chi meno, chi non lo sa, chi fa finta di non saperlo, chi se l’è dimenticato. Ma è una realtà inoppugnabile, che come tale va affrontata. E perché siete così? È in realtà molto semplice. Il pene rappresenta il primo schizzo di vita, il primo accenno. Nelle fasi successive e cruciali, lo sappiamo bene, tutto è in mano alla donna. La vita stessa, concretamente e completamente, nasce dalla donna. Ed è donna, umanamente parlando. Ma l’uomo ha, glielo si conceda, l’assaggio di quella nuova esistenza che s’andrà a generare. Già questo, capite bene, basterebbe a motivare quel richiamo irresistibile che arriva, arriva a tutte, presto o tardi. È una sollecitazione filosofica, primordiale, ancestrale. “Mi accosto alla fonte del liquido della vita”, se così vogliamo dire. In modo inizialmente anche involontario, magari. Incuriosito. V’è poi l’elemento erotico, potente, dal forte eco animalesco e passionale. Più ricercato, se vogliamo, eppure all’apparenza più vorace, immediato, affamato. Non debbo certo dirvelo io: il pene in senso assoluto non è nemmeno bello. Non lo è quando non scorre nelle vene il sangue della virilità. E non lo è nemmeno a patto che chi ci ha creato non sia stato piuttosto generoso con noi. In quel caso, ecco, dobbiamo spostare totalmente il piano del discorso. E qui, sì, cambia tutto. L’assoluto diviene relativo. Ed esistono, sì, anche dei membri belli. Molto belli, in alcuni casi. Valorizzati da un particolare glande, o da una grandezza importante, o ancora da una consistenza (durezza) significativa. Lo posso capire il vostro problema, non sono stupido. Io stesso, nonostante dei maschi mi faccia schifo tutto a livello sessuale, fisico e spesso anche mentale, so riconoscere un bel pisello. E apprezzarlo conseguentemente da un punto di vista artistico, visivo, concettuale. Come risolvere la situazione, quindi? Ve lo dico io: riuscendo a spersonalizzare l’organo riproduttivo, ricordandosi che non è niente di più. Un ragazzo che ci prova con voi ve lo fa vedere e ce l’ha molto bello? Ok, perfetto, ma di chi è quel bestione? Comunque sia di un ragazzo che, nella stragrande maggioranza dei casi, è o si rivelerà prima o poi una pessima persona. O una deludente persona, quantomeno. Quindi, vale la pena ossessionarsi? Io dico proprio di no. Personalmente, le stesse conclusioni arrivo a farle coi corpi femminili. Certo, talvolta è molto difficile (perché i corpi femminili mi piacciono veramente tanto), ma questo giochino aiuta molto, col tempo. Io sono un’eccezione, perché ho un bel pisello e un bel cervello, ma di solito non è così. Non soffermatevi.
7 notes
·
View notes
Text
Siamo uomini o generali?
Non è bello giudicare le persone dalla faccia, però qualche volta aiuta. Anche perché “dopo una certa età ognuno è responsabile della sua faccia” (Camus). Noi, lo confessiamo, la prima volta che incrociammo lo sguardo del generale Francesco Paolo Figliuolo, un po’ meno espressivo di un boiler spento, fummo colti da parecchi dubbi sulla nomina a supercommissario al Covid. Ma esitammo a esternarli perché era stato SuperMario Draghi in persona a posare lo sguardo su di lui, trasfondendogli la sua infallibilità con la sola imposizione delle mani. Infatti tutti ne parlavano come di un genio (veniva dal Genio degli Alpini). Il suo piano vaccinale era copiato da quello del famigerato Arcuri, i vaccini li avevano acquistati i putribondi Conte e Speranza, ma si gridò al miracolo. Parlava come il colonnello Buttiglione, poi promosso a generale Damigiani: frasi secche, ficcanti, perentorie, rese più solenni dai 27 nastrini che gli piastrellano il lato sinistro dell’uniforme: “Il Piano Vaccini si articolerà in due fasi: 1) procurarceli, 2) inocularli” (e rigorosamente in quest’ordine), “Vacciniamo anche chi passa”, “Sono abituato a vincere, “Svoltiamo”, “Acceleriamo”, “Cambiamo passo”, “Chiudiamo la partita”, “Fuoco a tutte le polveri”, “Diamo la spallata”, “Stringiamci a coorte” (con rima beneaugurante), “Fiato alle trombe” (posseduto da Mike). Ma ogni volta, quando finivamo di scompisciarci, ci scoprivamo circondati da bocche a culo di gallina e gridolini estatici. Così finimmo per rassegnarci all’idea che il problema fosse soltanto nostro. Spezzate le reni al virus, Penna Bianca fu promosso da Draghi a Comandante Operativo di Vertice Interforze (dal Covid al Covi) e paracaduto dal fronte ungherese (a fare bau ai russi) a quello del Niger (con i brillanti risultati a tutti noti). Poi la Meloni lo rimpatriò e, siccome è multiuso, ne fece il supercommissario all’alluvione in Emilia-Romagna. Anche lì gli esiti sono sotto gli occhi di tutti: cantieri fermi, fondi col contagocce, zero ristori alla gente disperata. L’altroieri, l’apoteosi: il generalissimo, pancia indentro e petto infuori, marcia sulle zone alluvionate mostrando i soldi del Monopoli. Poi, alla prima domanda dei cronisti, gli parte l’embolo e dice cose che, al confronto, Bertolaso era Churchill: “È inutile che adesso venga a dare delle date. Non abbiamo date, perché dobbiamo mettere a punto le procedure e le piattaforme”. E mentre lui mette a punto, quelli si incazzano. Protesta persino il Pd, che fino a ieri lo portava in processione. Lui è sempre lui, ma non s’è accorto che è cambiato il mandante. Se ti manda Draghi, sei coperto dal mantello di supereroe. Se ti manda la Meloni, sei un povero Figliuolo qualunque, la gente ti sgama e può finalmente sbudellarsi dal ridere.
Marco Travaglio
14 notes
·
View notes
Text
Che ci si giri a destra: l’Idea! Che ci si giri a sinistra: l’Idea! L’Idea hegeliana, antihegeliana, l’Idea monarchica, tomista, reazionaria, anarchica, socialista, rivoluzionaria, l’Idea dell’Ordine, del Disordine, dell’Autorità, della Gerarchia, della Forza, della Libertà, dell’Uguaglianza, della Felicità, l’Idea cristiana, pagana, l’Idea dovunque, sempre! Io chiamo Idea tutto ciò che pretende la certezza assoluta, l’infallibilità, l’autorità, tutto ciò che comanda e costringe, tutto ciò che opprime e uccide, tutto ciò che definisce la verità una volta per tutte, la verità unica, immutabile, che impedisce il dubbio, la ricerca, l’astensione, sottomette le eccezioni alla maggioranza, fa giudicare l’anormale dal normale, l’individuo dalla folla, riduce il reale vivente, mutevole, a una formula morta, stabile, e usa, abusa del principio di contraddizione per respingere dalla società per amore o per forza… colui che soffre e che si è ribellato. E che l’Idea faccia marciare le società, i politici, i sistemi, le banche, le polizie, i servizi di spionaggio, le scuole letterarie, i veri e i falsi profeti, gli sfruttatori e gli sfruttati, le rivoluzioni sanguinose, le paci floride, le sedie elettriche e le casse di risparmio, la carità e l’anarchia, ecco uno stato di fatto che tutti conoscono, che nessuno ha la voglia né il potere di far cessare! Non il potere, è terribile! Ma neppure la voglia, è stupefacente! Ecco i vantaggi dell’Idea: fabbrica la moneta corrente, la sola garantita, i falsi valori dell’onore, dell’onesta, dell’unità psicologica e logica, il concetto della purezza morale. Tutti questi valori, quando non partecipano della pura ipocrisia (che è prevalente), non sono che mezzi per distrarre l’uomo dalla sua più pressante ricerca, o meglio per impedire all’uomo di scoprire che non c’è alcuna verità, di disperarsi, di contaminare gli altri, di gettare discredito sui valori correnti, perché capite bene che, se si fosse trattato della disperazione di un uomo solo, di Pietro o di Paolo, senza il pericolo di attentare alle leggi della città, di portare lo scoraggiamento nelle reazioni degli altri uomini, nessuno se ne sarebbe curato un solo minuto.
Benjamin Fondane
5 notes
·
View notes
Text
Vorrei essere per me stessa un punto di riferimento a cui guardare quando nei momenti bui non so trovare luce.
Vorrei essere la mia roccia sulla quale appoggiarmi quando sono stremata dalle fatiche della vita.
Vorrei essere per me la strada morbida sulla quale camminare dopo aver percorso miglia e miglia.
Vorrei essere per me la brocca con la quale dissetarmi le membra dopo una lunga faticata.
Per me vorrei rifiorire e farlo ogni giorno.
Perché solo io conosco le fatiche per essere dove sono e solo io conoscerò le fatiche che ho superato per arrivare dove vorrò.
Non mi giudicare dalla bella copertina perché per quanto possa sembrare ordinata, dentro di me impervia la furia.
Voglio il vento forte che mi faccia tornare in piedi più forte di prima.
Voglio essere così fottutamente fragile da poterlo ammettere e trovare dentro di me la forza per rialzarmi, ancora un altro giorno, ancora un altro tentativo, ancora un altro sorriso.
Mi devo chi sono.
Mi devo la gioia.
Mi devo la serenità.
#love your imperfection#love your life#self love#love#light#inside#fragile#forte#forza#riflessioni#nature
2 notes
·
View notes
Text
Ossigeno - 11
11. Casa Ibrahimovic
I ragazzi arrivarono a casa di Zlatan per ora di cena. Sveva aveva parlato poco per tutto il viaggio ed era ancora di cattivo umore. Serena, la ragazza di Stephan, aveva parlato di Ibrahimovic per tutto il viaggio. Aveva detto di essere una sua grande fan e di essere impaziente di incontrarlo. Stephan a poco a poco si era rabbuiato, evidentemente non gradiva questo eccessivo entusiasmo da parte della sua ragazza. Ignazio e Valentina erano stati per tutto il viaggio da soli con Matteo a coccolarlo. Sveva non aveva sopportato a lungo quella vista. Non che fosse gelosa del fratello, era felice per Ignazio e Valentina, ma il ricordo delle parole di Logan sulla famiglia che voleva creare con lei era ancora troppo fresco e non ce la faceva a vedere altre persone felici. Mark di tanto in tanto le aveva rivolto qualche domanda ma si era accorto presto della sua poca disponibilità al dialogo e l'aveva lasciata in pace.
Quando arrivarono, Zlatan era tutto sorridente. Sveva ebbe un tuffo al cuore quando lo vide. Non si era mai resa conto di quanto fosse bello il suo sorriso. Era ipnotizzante. Per la prima volta in quella giornata si ritrovò a sorridere per pura voglia di farlo e non per circostanze. E si sentì ancora meglio quando lui pronunciò il suo nome e le diede due baci sulle guance. ‹‹Ciao Zlatan.›› ‹‹Come stai? Sei stanca dal viaggio?›› ‹‹Un po'.›› ‹‹Vuoi una mano con la valigia?›› ‹‹N...›› ‹‹No, lascia stare, ci penso io.›› intervenne Mark. ‹‹Oh mio dio! Zlatan!›› Il taxi con a bordo Stephan e Serena era appena arrivato e la ragazza stava correndo incontro a Zlatan. Lui la guardò perplesso. ‹‹Tu devi essere la fidanzata di Stephan.›› ‹‹Esatto. Sono Serena.›› ‹‹Ciao Serena.›› ‹‹Sono una tua grandissima fan! Vieni qui, fatti abbracciare!›› Non gli diede neanche il tempo di respirare, si gettò su di lui e lo strinse forte. Zlatan, imbarazzato, ricambiò l'abbraccio ridendo e guardò Stephan che si avvicinava con le valigie in mano e la faccia rossa per l'imbarazzo. ‹‹Wow quanto sei alto›› continuò Serena, squadrandolo dalla testa ai piedi. ‹‹Sei bellissimo.›› ‹‹Serena smettila dai, lascia stare Zlatan›› intervenne Stephan. Lei si avvicinò al fidanzato e gli diede un bacio. ‹‹Oh amore, sono così felice di essere qui.›› ‹‹Ma dove l'ha trovata questa scema?›› Disse Mark in tedesco a Sveva, sapendo che lei lo avrebbe capito. Sveva rise e rispose nella stessa lingua. ‹‹È una ragazza che ha appena incontrato il suo idolo, è comprensibile che sia così euforica.›› ‹‹Sarà, ma a me sembra tanto una scema.›› Un po' lo pensava anche Sveva e, a giudicare dall'espressione del suo volto, anche Zlatan. Quando anche Ignazio e la compagna furono arrivati, Zlatan mostrò loro le camere. Erano tutte grandissime, con una vetrata ampia che affacciava su un balconcino con vista sul giardino. ‹‹Se hai bisogno del bagno ce ne sono due su questo piano o puoi utilizzare quello in camera mia, che è questa porta di fronte alla tua›› disse Zlatan a Sveva dopo averle mostrato la sua stanza. ‹‹Grazie Zlatan.›› Lui le sorrise. ‹‹Quando hai finito di sistemarti scendi giù che ti faccio vedere il resto della casa.›› ‹‹Arrivo subito›› disse lei, ma Zlatan era già scomparso. Lo sentì chiacchierare con Mark e poi sentì la voce inconfondibile di Serena che lo chiamava. Si guardò intorno, la camera era bella, come il resto della casa di Zlatan per quel poco che aveva visto. Si avvicinò al balcone e scrutò fuori. Anche se era buio, le luci nel giardino erano accese e riusciva a vedere il gazebo illuminato e il bordo di una piscina. Disfece le valigie e andò a rinfrescarsi. Si cambiò d'abito e scese. Nel salotto c'erano già tutti, seduti sul divano che chiacchieravano. Lei si sedette accanto al fratello. Mark le fece un sorriso e continuò a parlare con Serena. ‹‹Quindi state insieme da quattro mesi›› stava dicendo ‹‹Strano, Stephan non ci ha mai parlato di te.›› ‹‹È un ragazzo riservato›› rispose lei, sorridendo al fidanzato. ‹‹Non è vero che non vi ho mai detto nulla, lo sapevate che uscivo con una ragazza.›› ‹‹È vero›› disse Zlatan. ‹‹E quanti anni hai?›› continuò Mark. ‹‹Diciotto.›› ‹‹Una bambina, praticamente.›› ‹‹Mark non è educato chiedere l'età ad una signora›› disse scherzando Valentina. ‹‹Hai ragione, scusatemi.›› ‹‹Stasera volevo portarvi a cena in un posto dove si mangia benissimo, ma quando ho telefonato per prenotare mi hanno detto che non c'era posto. Perciò ho ordinato a domicilio.›› ‹‹Mangeremo roba tipica svedese?›› domandò Ignazio. ‹‹Sì›› Zlatan rise ‹‹È d'obbligo›› si alzò dal divano ‹‹Vado a preparare la tavola, aspettatemi qui.›› ‹‹Aspetta, ti do una mano›› disse Sveva alzandosi. ‹‹Anche io!›› disse subito Serena. Zlatan guardò prima l'una e poi l'altra. ‹‹Okay, venite.››
Zlatan condusse le ragazze in cucina e insieme iniziarono ad apparecchiare la tavola. La fidanzata di Stephan era una ragazzetta tutto pepe e spesso l'aveva beccata a guardarlo con insistenza. Non era insolito che le persone lo guardassero così, ma questa ragazza, per essere così piccola, era veramente sfacciata. Ma probabilmente il mondo della moda, del quale lei faceva parte, faceva perdere l'innocenza troppo presto. Sveva invece era triste. Lo aveva capito dal primo momento in cui aveva incontrato il suo sguardo quando era scesa dal taxi. Mark non le staccava gli occhi di dosso e lei non sembrava nemmeno curarsene. Quando fuori le aveva parlato in tedesco a lui aveva dato profondamente fastidio non sapere cosa si erano detti. Vederla ora così concentrata su quello che stava facendo gli fece desiderare di essere solo con lei e di potersi soffermare a guardare ogni suo gesto, le espressioni del suo volto, le sue movenze... magari poi l'avrebbe fermata e l'avrebbe attirata a sé per un bacio... ‹‹E quindi ti sei lasciato con Megan.›› La voce di Serena lo riportò bruscamente alla realtà e si rese conto che, ancora una volta, stava fantasticando su Sveva. Lei alzò gli occhi dal tovagliolo che stava piegando e lo guardò. ‹‹Sì›› rispose senza guardare nessuna. ‹‹E come mai?›› ‹‹Non andavamo d'accordo.›› ‹‹Quindi adesso sei single... o c'è già qualcuna?›› ‹‹No, non c'è nessuna. Mi stai facendo il terzo grado?›› Serena rise. ‹‹Scusami, ero curiosa. E tu invece Sveva? Ce l'hai il fidanzato?›› Questa volta fu Zlatan a guardare nella sua direzione. Sicurmente c'era un ragazzo nella sua vita, quello che aveva visto con lei in clinica... ‹‹No›› fu la sua risposta. Involontariamente, Zlatan sorrise. Era sola. Dunque, chi era quel tipo dell'ospedale? ‹‹E come mai? Sei così bella›› continuò Serena. Già, vero. Era bellissima, pensò Zlatan. ‹‹Sono uscita da poco da una relazione.›› ‹‹Oh... era una storia importante?›› ‹‹Serena perché non vai a chiamare gli altri di là?›› la interruppe Zlatan, allarmato dalla reazione di Sveva a quelle parole. ‹‹Okay›› rispose la ragazza rivolgendogli un ampio sorriso, ed uscì dalla stanza. ‹‹È tutto okay?›› chiese poi a Sveva, che era rimasta silenziosa e a testa bassa. ‹‹Sì. Tutto okay.›› Voleva chiederle di più, ma gli altri arrivarono un secondo dopo e per il resto della serata non ebbe più occasione di rimanere solo con lei.
Cenarono e trascorsero la serata in giardino, al fresco, tra risate e birre. Zlatan ogni tanto rivolse qualche occhiata fugace a Sveva che sembrava essersi ripresa. Sorrideva e lui pensò che gli sarebbe piaciuto tanto poterla conoscere meglio. Che peccato che presto sarebbe andato via da Milano e lei sarebbe tornata alla sua vita a New York.
3 notes
·
View notes
Note
Allora lascia che ti faccia una domanda, perché scappare distraendoti dalla tua vita quando potresti passare del tempo a cercare il modo per migliorarla? Per guadagnare più soldi e vivere secondo le tue regole?
Ti piace leggere, leggi libri per la tua crescita personale e così via
Infatti, ho trovato un lavoro per migliorare la mia vita ma non è detto che farò lo stesso lavoro per tutta la vita. Da una base devo partire. Ogni esperienza ci aiuta a maturare e ad acquisire nuove conoscenze. Ho fatto molta fatica a trovarlo, tra pianti, speranza e impegno. Come vedo tu sai solo giudicare, senza nemmeno conoscermi.
Concedersi del tempo per se stessi non significa non impegnarsi per la propria vita.
2 notes
·
View notes
Text
E il modo in cui mi guardano...
Loro come se fossero soddisfatte di essere migliori di me...
E loro... Come se il mio viso fosse sprecato su un corpo del genere... Come se fosse qualcosa che dipende da loro, o qualcosa sulla quale hanno il diritto di scegliere, di oggettificarlo.
E tra una battuta e l'altra non perdono mai tempo per dire la loro stupida verità camuffata da barzelletta...
"Eh ti vedo ingrassata..." e la prima volta che te lo dicono non ci fai nemmeno troppo caso...
"Sei ingrassata... Dovresti metterti a dieta" e la seconda volta abbassi lo sguardo, guardi i tuoi fianchi, le tue cosce... Ti assicuri che la maglietta che stai indossando ti copra le braccia...
"Stai ingrassando perché mangi male."
"Sei ingrassata, perché?"
Più volte in una sola giornata... Torni a casa, ti pesi alla bilancia... Ti senti frustrata per aver preso peso...
Guardi la persona che ti ama per quello che sei...
"Amore, mi trovi ingrassata?"
Sorride "Sei bellissima, non dire stronzate."
Ti guardi allo specchio, ti pizzichi qua e la, alzi le spalle...
Ridi e scherzi... Cerchi di far passare il tempo mentre lavori...
"Guarda, lui ha perso molti chili... Si vede che andava a camminare... Tu eri dietro di lui?"
Cosa devi fare? Ridi... Non vuoi sembrare permalosa, ma sopratutto non vuoi mostrare che una di queste insulse persone, che non hanno alcuna importanza nella tua vita, possa averti in qualche modo ferito... E quindi ridi...
Non vuoi mostrare che giorno dopo giorno stanno scavando uno dopo l'altro lungo la tua corazza, e giorno dopo giorno si passano lo scalpello e picchiettano in profondità, quanto sarà spessa la tua corazza?
"Quanto pesi ora?" Ridono
"70 chili..." e invece ne pesi 72, ma qualcosa dentro di te, la vergogna per il tuo corpo, ti spinge a mentire a persone della quale non devi rendere conto proprio di nulla.
"Vedrai presto peserai 80 chili."
"Perché mi dici questo?"
"Cosi... Vuoi scommettere?"
Fanculo... Vai a casa... Dalla persona che ti ama...
"Cosa mangiamo per cena amore?"
"Non ho fame..."
Sei al lavoro... Ridi... Scherzi con tutti...
"Lo sai... Questo nostro collega ti fa la bella faccia ma dice che sei diventata una cicciona..."
Davanti a tutti... Senza alcun tatto... Detto da una ragazza, mentre rideva.
Mi passa il sorriso e me ne vado... torno a casa... Mi peso... Mi odio...
Ridi e scherzi... Mentre lavori... Per far passare il tempo... Nonostante non sopporti più nessuno li dentro... Cerchi comunque di farti vedere solare, come lo sei sempre stata...
"Eh sei ingrassata..."
"Quanto pesi ora?"
Pesi 85 chili... Non sai cosa dire...
"Secondo me lei pesa 90 chili..."
Guardano una ragazza
"Lei pesa 90 chili" ridono....
Anche lei ride... poi per pulirsi la coscenza dice "poverina..."
"Eh ma lei è l'unica che continua a ingrassare qui dentro, tutti quanti dimagriscono." Aggiunge uno di loro ridendo.
Non sanno che sono le 20 di sera... e tu non mangi nulla dal giorno prima... Ridono... mentre a te hanno tolto il sorriso.
Questo è quello che significa prendere peso mentre lavori in una ditta... Con un sacco di uomini... Che non hanno altro da fare di meglio se non classificare e giudicare scopabili o meno i corpi delle donne con la quale lavorano...
Ma la cosa più straziante sono le ragazze... Così stupide... Fin quando una donna vedrà concorrenza verso un'altra donna il patriarcato andrà avanti.
Ps... Ho 21 anni... da quando ho 19 anni le persone della mia azienda mi fanno vivere questi momenti mentre lavoro, persone di ogni età... uomini di 30/40/50 anni...
Le cose e le frasi che ho elencato qui... non sono nemmeno la metà di quelle che vivo giorno dopo giorno.
#ingrassare#grassa#fat#critiche#insicurezze#lavoro#donna#donne#uomini#insulti#disturbi#disturbi alimentari#body shaming#sto male#odio tutti#dieta#obesa#vaffanculo#fabbrica#maschilismo#femminismo#curvy#società#sola#tristezza#lacrime#bilancia#peso#cibo#vita
1 note
·
View note
Text
02/09
Non sono arrabbiata o triste ma sono ormai in questa continua fase di amarezza dove mi trovo ogni volta che succede qualcosa per cui dovrei arrabbiarmi. Io non sopporto quando le persone mi devono andare contro senza voler manco fare caso alle parole che escono dalla mia bocca e alle mie opinioni per egocentrismo, non sopporto quando mi si urla contro in generale e manco quando succede qualcosa e la risposta deve essere un modo per colpevolizzarmi o mettermi a disagio facendo notare quanto la cosa che io abbia fatto sia sbagliata, stupida o qualsiasi altra cosa solo perché per quella singola persona è così. Il mio pensiero critico non è mai valutato e 3/4 delle volte viene scambiato per un pensiero invidioso e non oggettivo solo perché magari si parla di situazioni in cui io non mi sono trovata, evidentemente non posso avere un’opinione, a quanto pare non posso giudicare una cosa sbagliata finché non la vivo (che poi comunque posso pure sbagliarla ma posso cambiare idea o farla facendo una minchiata consapevolmente). Se ho un’opinione che non va bene allora sono io che non ho capito poi, bah. Poi comunque mi sento sola e isolata, non coinvolta e non indispensabile, non cercata e non pensata. Certo mia mamma mi pensa presumo ma non è quello che intendo. Mi sento a disagio a tornare a Milano perché negli ultimi mesi mi sono sentita completamente isolata dalle ragazze che facevano “”comunella”””” perché avevano gli stessi ritmi e perchè quella fa finta di niente anche quando non è d’accordo con un comportamento (e poi dice a me), a me ha annoiato stare sempre sola e quando mi rapporto sentirmi un alieno qualsiasi cosa io faccia, dica o pensi, ma quanto deve durare ancora questa storia. Sono arrivata pure a pensare che forse dato che tutti si chiudono e vivono in simbiosi con i fidanzati rendendosene i tappetini forse a sto punto devo rinunciare e trovarmi un fidanzato pure io, perché evidentemente è l’unica cosa che posso fare a quanto pare per avere un contatto umano e un interesse da qualcuno, ma manco questo sono capace a fare perché chi mi vuole fondamentalmente? Che appena uno ci prova scappo e non porto a termine niente perché ho così tanta ansia di entrare in un vortice di rincoglionimento da relazione che manco mi ci voglio avvicinare. A parte la mia paura delle relazioni comunque non mi è mai capitato da quando stavo con quello a 15 anni, per cui annientato il problema alla base. Comunque fatto sta che sono apatica e per i cazzi miei e sento che mi sto chiudendo di nuovo anche se in modo diverso rispetto a quando mi è capitato post covid, questo mi mette tristezza ma che ci posso fare. Comunque io sono troppo autonoma per stare con una persona dato che tutti oggi vivono i fidanzamenti come il diventare un’unica mente e testa
0 notes
Text
Quando ero ragazzo per molto tempo ho considerato gli zeloti alla stregua di servi sciocchi se compiacevano con molto zelo il potere, talvolta oltre le intenzioni dei loro padroni e talaltra semplici parafulmini che all’occorrenza ci mettevano e perdevano la faccia.
Pur avendo appreso da più fonti che in realtà erano degli integralisti religiosi che sostenevano anche con le armi in pugno l’ortodossia e l’indipendenza del regno di Giudea, continuo a pensare che in realtà non mi fossi sbagliato di molto: basta solo sostituire il “padrone” verso il cui zelo era rivolto, con Dio.
Ebbene, così come gli ebrei sono l’unico popolo che si è conservato col proprio nome e con credenze e usi relativamente intatti (infatti non si sente più parlare di filistei, amorrei, cananei, gebusei e via cantando?), gli zeloti sono fra gli ebrei l’unico partito politico religioso conservatosi non solo in Israele, ma in tutto il mondo (infatti non ci sono più né leviti (qualcuno levita ancora, e lo trovate in India), né scribi (ma chi scribe più adesso che tutti quanti digitiamo?), né farisei apocrifi.
In Italia sono presenti ovunque gli zeloti, ma la più alta concentrazione è fra le cariche RAI dell’ultima infornata Meloni, per compiacere la padrona non esitano a spianare chiunque abbia sentore di comunismo, tanto che McCharty da lassù guarda e si dice: “Ecco come avrei dovuto fare!”.
Non ti cacciano, no, ma ti mettono in condizione di andartene, non cancellano il tuo intervento, ma ti offrono condizioni ridicole per la tua partecipazione, tanto che sei costretto a desistere, è il padrinismo all’incontrario, non ti offrono proposte che non puoi rifiutare, ti offrono proposte che è impossibile accettare o continuare.
Gli zeloti della RAI hanno fatto fuori, l’ultimo della serie, anche Antonio Scurati, e la lista è diventata già molto lunga; a guardare quelli che sono rimasti e che programmi fanno ti metti le mani nei capelli, mai eravamo scesi tanto in basso, così come mai ci eravamo elevati tanto in alto come quando in tv c’erano proprio i “comunisti”, quelli di Guglielmi: quanta nostalgia per quei programmi.
É proprio vero che le istituzioni esprimono l’intelligenza, l’ironia, la creatività, la competenza, la tristezza, la volgarità e lo squallore del potere in carica.
Hanno ridotto il canone da 90 a 70 euro, ma a giudicare dalla qualità di ciò che vedo dovrebbero pagarmi loro se mi vogliono fra il pubblico.
1 note
·
View note
Video
La Ferrari e l'appartamento a Milano: la nuova vita di Fedez senza Chiara Ferragni Fedez sembra avere voltato pagina definitivamente. Dopo avere lasciato il tetto coniugale in seguito alla separazione dalla moglie Chiara Ferragni, il rapper ha iniziato una nuova vita da padre single e, a giudicare dalle foto e dai video condiviso sui suoi canali social, sembra volere recuperare il tempo perso. Da padre tutto casa e lavoro, Federico Lucia si è trasformato in un trentenne pronto a godersi la vita tra feste, sfilate, serate con gli amici e spese folli. E in questo senso, le ultime settimane sono state cruciali per la nuova vita del rapper. La nuova casa a piazza Castello Dopo avere vissuto per alcuni giorni a casa dei suoi genitori a Rozzano, nell'appartamento nel quale aveva vissuto prima di conoscere Chiara Ferragni, Fedez ha trovato una nuova casa. Un ampio appartamento in centro a Milano, dove vivere da solo e ospitare i figli secondo gli accordi con l'ex moglie. Secondo il settimanale Chi si tratterebbe di un appartamento di ben 400 metri quadrati in piazza Castello poco distante da City Life. Nelle scorse ore il rapper ha mostrato il salone della nuova abitazione e il bagno attraverso alcune foto pubblicate nelle storie del suo profilo Instagram; documento tangibile della nuova vita di Fedez. Dopo l'acquisto della nuova casa, il rapper si è però tolto un altro sfizio decisamente costoso, acquistando un'auto sportiva del Cavallino Rampante. La Ferrari Roma di Fedez L'acquisto è di quelli che fanno rumore. La prima Ferrari Roma consegnata in Italia, infatti, è di proprietà di Fedez. Il rapper l'ha sfoggiata, letteralmente, sulla sua pagina Instagram, mostrando il modello azzurro con cappotta in tela nelle storie del suo profilo Instagram, il cui valore supera i 200mila euro. Federico Lucia ha mostrato il gioiellino di casa Ferrari, fresco di consegna, sul web immortalando il padre Franco mentre scopriva la vettura dal telo protettivo e la provava nel cortile di casa. "In realtà è sua", ha scherzato il cantante sui social, riprendendo il padre felice accanto alla nuovissima Ferrari Roma. "La faccia di chi sa che la guiderà più di me", ha concluso Federico Lucia. Tante, forse troppe, novità e sorrisi che stridono con il clima gelido che c'è con l'ex moglie e la sua famiglia, malumori evidenziati nel corso della festa di compleanno di Leone. Gli ultimi gossip sui Ferragnez Secondo Fabrizio Corona i Ferragnez sarebbero scoppia non solo a causa dei problemi giudiziari dell'influencer. "Secondo me Fedez ha accettato di fare una vita che non gli piaceva", ha dichiarato Corona al settimanale Chi, "ha sopportato la "corte" della Ferragni, le persone che le stavano intorno, le foto e lo stare a casa. Quando era ragazzo era uno che si divertiva, ma la fama e Chiara lo hanno portato ad accettare tutto. Ma fino a un certo punto". Quel punto, secondo l'ex re dei paparazzi, sarebbe stato superato. Quando? Forse la sera di San Valentino, quando la coppia ha avuto l'ennesima e definitiva lite, che li ha portati all'addio.
1 note
·
View note
Text
[✎ TESTO ♫ ITA] Skool Luv Affair - BTS⠸ ❛ BTS Cypher Pt.2 : Triptych ❜⠸ 12.02.14
[✎ TESTO ♫ ITA] BTS
❛ BTS Cypher Pt.2 : Triptych❜
🏫💕 BTS Cypher Pt.2 : Trittico 🔔📚
__💿Skool Luv Affair , 12. 02. 2014
Spotify | Apple | Twitter
Prodotta da: Supreme Boi Scritta da: Supreme Boi, RM, j-hope, SUGA
youtube
Cypher: mutuato dalla breakdance, il cypher è una sorta di sfida. Lett. significa cerchio e riprende la modalità in cui i ballerini si riuniscono in circolo e si sfidano a turno per dar mostra delle proprie abilità e mosse. Contesto similmente applicabile a questo tipo di tracce rap/hip-hop provocatorie, in cui, a turno, vari rapper mettono in mostra la propria bravura e scioltezza dialettica a colpi di rap; Diverse parole sono "auto-censurate" nel testo originale, ad es. “bucket (lett. secchiello)” = “fuck it (fanculo)”, “beat” = “bitch” ecc; È probabile la strofa di Suga faccia rif. a quanto avvenuto nel novembre 2013, quando lui e RM hanno partecipato alla registrazione del podcast 'Hip Hop Invitation' di Kim Bonghyun (critico musicale), in presenza di altri rapper, tra cui tale B-Free il quale li ha poco sottilmente insultati e accusati di essere venduti all'industria pop, finti rapper ed essenzialmente donne perché, in quanto idol, per esibirsi si truccano ed acconciano ecc., n.d.t.
Per colpa di chi? Colpa di j-hope
Per colpa di chi? Colpa di Rap Mon
E ancora, per colpa di chi? Colpa di SUGA
Tutto lo stile e le tendenze sono colpa dei Bangtan
Ecco che ricomincia lo spettacolo dei ragazzi che
nel 21° secolo domineranno l'hallyu¹
Siamo sette lupi e raccogliamo un gregge di acclamazioni come pastori
D'ora in poi rimuoveremo i rap fallaci che incontreremo
Continuiamo ad avanzare, giganti sul beat [*rif. a 'Attack on Bangtan', n.d.t.]
Ecco a voi il Cypher dei Bangtan, da pazzi, eccoci qui
Chiunque salga sul ring, noi vinciamo, guerrieri rap siamo
Benvenuto io, tu addio, pneumatici in fiamme e corriamo
Puro fuoco, questo ritornello scotta, come Psy domineremo la scena pop
Il mio rap, come un gigante che non puoi evitare, ti fotte le orecchie
Il nostro attacco è diventato più irruento che mai
Non ho bisogno di tante parole, ve lo spiego a suon di rap
BTS, seguite il leader, ora andate²
Sentiamo
Sono uno spazza-rap, un pazzo furioso
Se giocassi a dadi, hey, mie sarebbero tutte le mani
Cypher
Voi siete bravi, hey, io sono il meglio
Voi siete orgogliosi, hey, io sono Chrysler
Cioè, il mio valore è inestimabile
Chi vi credete d'essere per giudicare il mio rap con quel poco che sapete,
[forse dei] rapper?
Questo è One Piece, e io sono Barbabianca³
Voi non siete che barbe lunghe, in una parola, pesce gatto⁴
Fanculo
Ihih ahah bip bip bang bang, vado ai 300 all'ora
Ho seguito la via verso la grandezza⁵
Di chiunque si tratti, vi becco tutti, pietre tombali⁶
Vi metto al al al tappetto
Fuoco alle polveri, cazzo
BING BING BAM BAM
Mettetevi pure a frignare, correte dal vostro papà
La mia voce non fa che strangolare gli sfigati rap
minorati, finché la sala-giochi chiude⁷
Questo è un regno, io sono il re e voi gli stolti⁸
Di voi faccio un sol boccone, come gomma da masticare⁹
Sopra all'uomo che corre c'è un uomo che vola e poi un altro
in groppa all'uomo che vola¹⁰
Quello sono io, stronzi, un tipo ancor più cattivo di Rain¹¹
Semplicemente, vi appendo come stracci, vi sbatto¹² e
I timpani vi spacco, tutto in uno, bum bum bum
Questa è l'alba della mia maledizione¹³
Incubi, aggressioni, omicidi seriali, rapine, dum dum dum
Siete come una chat KakaoTalk senza amici, niente da vedere¹⁴
Ve la siete già fatta addosso? Non c'è il bagno, mi spiace
Questo è un ordine, abbassate il microfono ed alzatevi
Siete solo pezze di bassa lega, non avete un filo conduttore¹⁵
Non posso che scacciarvi, perché l'odio che provo per voi è troppo grande
Io me la cavo nel tessere, le mie non sono solo parole, mi applico¹⁶
Sentite il mio ringhio, significa che siete leggermente in pericolo
Limitatevi a fare da aquilone, anche se, come vi ho detto, non avete filo
Salite su, su nel cielo e poi sparite
Fanculo, Joosuc, Mi sono già dimenticato di te¹⁷
La mia voce, la mia egemonia
Le ho sollevate entrambe, a tutto volume, da 1 a 10
Porto il mondo intero sulla punta della mia lingua
Il mio palco e il mare aperto¹⁸, non mi limito a sputare caz**te
Sui CD o alla TV
Puoi trovarmi, invidiarmi, che peccato, hue hue
Cazzone, sono un mostro, il mio rap ha una prospettiva
Già, rappo con una logica, sono un sospetto, colpa mia
Idiota, dove sono i tuoi versi, dove le tue rime?
Sono il re, sono un dio, dove sono ora tutti i miei cari imperatori?
Mi getto a capofitto sulla mia Isola Che Non C'è,
Come Peter Pan, così che questo non abbia mai fine
Sapete, mentre voi state seduti in 1a classe, io sono avanti anni luce
col mio 5G e continuo a ridermela
Continuate pure a ridacchiare a dimenarvi
Volete litigare? Portate il vostro microfono, ma dovete mettervi in fila, stronzi
Questi hyung pieni di sé, accecati dall'orgoglio e strane filosofie,
dopo sole 8 battute non sanno più cosa dire
Matusa antiquati, siete c-c-corrotti
To', vi regalo questo beat, pr-pr-provateci
Razza di parassiti, parlate quando saprete effettivamente rappare
Dovrebbero vietarvi il rap per legge
Per colpa di chi? Colpa di j-hope Per colpa di chi? Colpa di Rap Mon E ancora, per colpa di chi? Colpa di SUGA Noi tre, insieme, diamo voce alla nuova generazione Per colpa di chi? Colpa di j-hope Per colpa di chi? Colpa di Rap Mon E ancora, per colpa di chi? Colpa di SUGA Su questo beat, che rappi il prossimo battitore
Il mio dominio web è dopeman.com [*figo.com, n.d.t.]
Le ho già cantate a molti con il mio microfono
Ciò che faccio, ciò che dico, degno di manette
Il mio crimine, aggressione a lingua armata
Siete così pieni di devozione, dei credenti nati,
fate pietà fin da quando ancora eravate infanti
Se sul beat avete intenzione di piagnucolare,
a casa prima potete anche tornare¹⁹
Ma guardateli quei matusa hip hop testardi e saccenti,
razza di sfigati ingessati, storcono i denti
Mentre voi rappate underground, i BTS si esibiscono in superficie
A differenza vostra, che ve la siete dormita tutta la notte,
Io sono stacanovista, maniaco dello shopping
Di penne ne ho già consumate, più di quanti fan avete voi,
non mi son risparmiato
Quando tiro in porta, faccio goal
Vado a segno, e ballo
Il vostro rap mi fa vomitare
La mia voce, con cui seduco persino le vostre ragazze,
tuttə fa eccitare
Lo studio è il mio parco giochi, carta e penna i miei soci
Se pensate di meritarvi il mio garbo, potete anche posare il microfono
Se io sono il sole, voi siete la luna
Perché quando io sorgo, voi sparite
Razza di bastardi che osate giudicare il valore del vero hip hop²⁰
Cercate pure di volare basso
Hey voi piantagrane
I vostri rap così maliziosi²¹ non sono che lagnanze sulla vostra vita
È arrivato il momento che aspettavate, andate a poltrire
"Andate, alle Hawaii andate", tornate a casa²²
State a vedere quanta strada farò
Tutte le radici marce sradicherò definitivamente
Che gran vittoria a sorpresa quando nessuno si aspettava niente
E nel frattempo voi vi lagnate, neanche ci provate, fate musica per finta
Forse dovreste cercare altri lavoretti part-time
In tutta onestà, è inutile provarci con una carriera così breve e poco corposa
Ma spero sopravviverete e continuerete a marcire per sempre
E probabilmente sarete ricordati come "dilettanti"
I vostri rap, come la vostra vita, sono A.NA.BA.DA²⁴
Usate i flow di altri, sfruttati poco parsimoniosamente e poi condivisi,
eppure voi li riciclate²⁴
Hey stronzi, dovreste avere un po' di pudore
Le mie 24 battute vi rodono da star male,
tanto da dovervi sdraiare
Rispetto alla vostra stazza, il vostro rap è debole
Come ai vostri genitori, quando vi vedo mi duole il cuore
L'arteria della vostra carriera musicale recido, e qui finisco.
Note:
¹ Hallyu (한류): lett. significa "onda coreana" ed è un neologismo che sta ad indicare l'enorme diffusione della cultura sud-coreana nel mondo, a partire dagli anni '90,
² Gioco di parole: go해 (gohae /andate) in coreano diventa 고해 (gohae = confessione), quindi il verso può anche essere interpretato come “BTS, seguite il leader e confessatevi/parlate, ora”,
³ Barbabianca è un personaggio della serie animata/manga 'One Piece'. È il capitano dei pirati Barbabianca, nonché l'uomo più forte al mondo,
⁴ Ricollegandosi al verso precedente, troviamo:
(1) rima: 흰 수염 (heuin suyeom; Barba bianca) – 긴 수염 (gin suyeom; barba lunga) (2) metafora: 메기 (megi = pesce gatto), noto per la testa schiacciata e lunghi barbigli che ricordano i baffi di un gatto, il pesce gatto è spesso usato per descrivere una persona di brutto aspetto (3) gioco di parole: 한 마디로 메기여 (han madiro megiyeo) significa “in una parola, pesce gatto” ma suona anche simile a “한 마디로 멕여 (han madiro megyeo)”, in cui 멕여(megyeo) è dunque una storpiatura gergale di 먹여 (megiyeo), che in questo contesto può significare 'fare una mossa, colpire/ingannare o fregare qualcuno'. Questi due versi, quindi, possono anche essere interpretati come “Io sono Barbabianca, voi siete solo barbe lunghe [*una palla/noia oppure baffoni/brutti come un pesce gatto]. Vi fotto/frego con una sola parola”,
⁵ gioco di parole: 절차탁마 (jeolchatakma) lett. significa raffinare pietre preziose attraverso la cesellatura, la rifinitura e la lucidatura, dunque coltivare con cura e dedizione le proprie conoscenze ed una condotta virtuosa. Però절차 (jeolcha) da solo - sebbene sia uguale alle prime due sillabe di 절차탁마 ( jeolchatakma) - significa anche processo/procedimento/un passaggio di/verso qualcosa,
⁶ “Pietra tombale/lapide” è un rif. al film "La preda perfetta - A Walk Among the Tombstones" del 2014. In poche parole, il verso significa "Non importa chi siete, vi becco tutti, come prede, avete le ore contate",
⁷ 민짜 (minjja) è un'espressione gergale che fa rif. all'essere minorenni. Per legge, le persone sotto i 18 anni d'età non possono restare nei PC-bang (sale-giochi / sale-PC) oltre le 22:00. Dunque il verso è da interpretarsi come, “I rapper immaturi dovranno levar le tende dalla sala-giochi (dalla scena musicale) quando con la mia voce (il mio rap) annuncio che son le 22:00/che è arrivata la loro ora”,
⁸ gioco di parole: (1) Regno (in inglese, Kingdom) > King (re) + dom (suona simile a 'dumb' = stupido, sciocco), oppure (2) Regno/Kingdom = King (re) + dom (simile al coreano덤[dum] = un extra, un omaggio, qualcosa di gratis, scontato, di poco valore),
⁹ 씹다 (ssibda =masticare) può anche essere usato colloquialmente come ‘insultare’. Dunque, 'vi faccio a pezzi/distruggo in un sol boccone (con il mio rap)',
¹⁰ “뛰는 놈 위에 나는 놈 있다 (sopra all'uomo che corre c'è un uomo che vola)” è un proverbio/modo di dire che significa che per quanto tu possa essere abile, in gamba, bravə in qualcosa, ci sarà sempre qualcuno ad un livello più alto. Qui RM aggiunge un ulteriore livello, dicendo che lui è quello in groppa all'uomo che vola, quindi è ancora meglio del migliore,
¹¹ Rif. al brano 'Bad guy' di Rain,
¹² gioco di parole: l'espressione “널기만 해” significa “mi limito ad agganciare”, ma se cambiamo la spaziatura tra le sillabe “널 기만해” diventa “Ti/vi inganno”; inoltre, unito a 걸레 (tappeto/straccio) assume un ulteriore significato, in quanto 'straccio' ha una connotazione negativa, è qualcosa di sporco e distrutto,
¹³ Rif. al film "L'alba dei morti viventi" (2004),
¹⁴ gioco di parole: (1) 볼 일 없어 significa “Non ho modo/occasione di assistere a qsa/vedere qno”, in cui일, appunto, sta per 'evento, occasione'. Ma (2) 일 può anche far rif. alla app di messaggistica KakaoTalk in cui compare la notifica “1” quando si riceve un messaggio o c'è ancora una persona in una chat che non ha visualizzato. Il senso del verso, dunque, potrebbe essere “Siete una chat KakaoTalk senza amici. Non c'è nessuno che visualizzi/ nessun “1” da visualizzare” o “Non siete niente di che/ nessuno con cui valga la pena avere a che fare”;
(3) "avere a che fare /avere qsa da sbrigare con qno" può essere anche collegato al verso successivo in rif. al "farsela addosso", nel senso di "sbrigare i propri bisogni",
¹⁵ doppio senso: a seconda della disposizione delle parole e sillabe, può significare (1) metaforicamente, "Siete pezzenti/di bassa categoria o classe perché non sapete che sputare idiozie senza un senso logico" oppure (2) più letterale, "Siete pezze/stracci senza forma perché vi manca un filo conduttore. Il tema della tessitura si ricollega poi ai versi successivi,
¹⁶ doppio senso: in contrapposizione alle pezze/pezzenti (dei versi precedenti) che non hanno un filo conduttore nel rappare, RM se la cava nel tessere le proprie parole, che dunque non sono solo stupidaggini prive di senso, ma hanno una struttura logica / sono più che semplici pezze sfilacciate,
¹⁷ Rif. al brano "I forgot you (feat. Ailee)" di Joosuc. Il titolo, di per sé, significa, appunto, "Mi sono dimenticato di te", ma il riferimento, qui, è anche specificamente all'autore del brano, Joosuc, che era uno dei principali compositori/produttori ed artisti coreani hip hop dei primi anni 2000. Tuttavia, a partire dalla metà degli anni 2000, Joosuc è rimasto invischiato in diversi scandali, gli è stata revocata la patente per guida in stato di ebbrezza, e ha sollevato controversie anche ai danni di artisti come Drunken Tiger JK e Tablo degli Epik High (che sono notoriamente modelli ed amici di RM e dei BTS). Dunque Joosuc ha avuto la sua scalata al successo (è salito alto in cielo come un aquilone) ma si è successivamente rovinato perché si è dimostrato privo di principi (un filo saldo cui aggrapparsi) e dunque è poi sparito dalle scene (svanito in cielo come un aquilone reciso),
¹⁸ "Il mio palco è il mare aperto" = Non sono un pesce piccolo,
¹⁹ doppio senso: 조퇴해 (jotoehae) significa “uscire prima/andare a casa prima (da scuola/lavoro)” ma Suga lo pronuncia come ��돼 (jottoe) che fondamentalmente significa “vai a farti fottere”,
²⁰ 진품명품 (lett. Autentico Capolavoro) è un rif. ad uno show televisivo omonimo in cui delle persone portano i propri tesori di famiglia affinché degli esperti ne giudichino l'effettivo valore,
²¹ gioco di parole: 개구진 (gaegujin : maliziosi, furbetti) può anche essere una variazione dialettale di 개구린 (gaegurin), termine composto da 개 (gae = cane, oppure il prefisso “molto/davvero”) e 구린 (gurin = di cattiva qualità, schifoso),
²² “Andate, alle Hawaii andate” è una battuta famosa del film "Friend" del 2001. (Inoltre, B-Free è cresciuto nelle isole Hawaii),
²³ Durante la registrazione del podcast 'Hip Hop Invitation' di Kim Bonghyun, B-Free ha criticato i BTS – tra le altre cose – perché, grazie al loro status di idol (e quindi finti rapper, secondo lui) hanno sempre ricevuto il supporto economico dell'etichetta musicale, spiegando per contro, come lui ha dovuto svolgere diversi lavori part-time per poter sopravvivere. Ovviamente sappiamo che non è sempre stato tutto così facile neppure per i ragazzi. Lo stesso Yoongi ha attraversato difficoltà economiche durante il periodo da trainee e, per sostentarsi, ha svolto diversi lavoretti,
²⁴ La sigla아나바다 (a.na.ba.da) è l'abbreviazione di 아껴쓰고 나눠쓰고 바꿔쓰고 다시쓰자 (Siate parsimoniosi, condividete, barattate e riutilizzate), campagna civica lanciata nel 1998 in Corea, subito dopo la crisi finanziaria dell'anno precedente. Nel verso successivo, Suga spiega e dà un esempio concreto dello "stile di vita" 아나바다, usandolo come critica nei confronti dei rapper avversari che riciclano beat e stili rap già ampiamente copiati ed utilizzati, n.d.t.
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS | eng: © doolsetbangtan © BTS_Trans⠸
0 notes
Text
domenicalitudine da finale del Conte di Montecristo. il cielo sopra il lago. 7-7-6/9-7-9. abbondanza di linee mobili.
10 履 Lu / Il Procedere
L'Immagine
In alto è il cielo, in basso è il lago: L'immagine del procedere. Così il nobile distingue superiori ed inferiori. E consolida in tal modo i sentimenti del popolo
Cielo e lago mostrano la differenza di altitudine che proviene spontaneamente dalla loro natura e quindi non offuscata da alcuna invidia. Anche fra gli uomini devono esservi delle differenze d'altezza. È impossibile raggiungere un livellamento generale. Si tratta, invece, che le differenze di rango nella società umana non siano arbitrarie ed ingiuste; poichè in tal caso invidia e lotta di classe ne sarebbero la conseguenza immancabile. Quando invece le differenze esteriori di rango corrispondono ad un giustificato diritto intrinseco, quando la dignità interiore dà la misura del rango esteriore; allora gli uomini si acquetano e la società si armonizza.
Linee Mutanti:
Sei al terzo posto significa: Un orbo sa vedere, uno sciancato sa procedere. Egli procede sulla coda della tigre. Questa morde l'uomo. Sciagura! Un guerriero agisce così per il suo grande principe.
Un orbo sa vedere, ma ciò non gli basta per veder chiaro. Uno sciancato sa procedere, ma ciò non gli basta per avanzare. Se qualcuno affetto da tali debolezze si ritiene ugualmente forte e si butta nel pericolo, attira su di sè sciagura, poichè egli commette qualcosa che va al di là delle sue forze. Questo temerario modo di precipitarsi in avanti senza badare alle proprie forze può andare tutt'al più per un guerriero che combatte per il suo grande principe.
Nove al quarto posto significa: Egli procede sulla coda della tigre. Prudenza e circospezione conducono finalmente alla salute.
Si tratta qui d'un'impresa pericolosa. Sussiste la forza interiore sufficiente per eseguirla. Ma la forza interiore si congiunge verso l'esterno con esitante prudenza, all'opposto della linea precedente la quale è interiormente debole mentre si sospinge avanti verso l'esterno. Così il successo finale, che consiste nel fatto che si ottiene ciò che si vuole, cioè che si supera il pericolo progredendo, è sicuro.
Nove sopra significa: Mira il tuo procedere e esamina i segni favorevoli. Se tutto è perfetto viene sublime salute.
L'opera è compiuta. Se si vuoI sapere se la sua conseguenza sarà la salute, si guardi indietro sul proprio procedere e sulle conseguenze che esso ebbe. Se gli effetti sono buoni la salute è certa. Nessuno conosce se stesso. Solo dalle conseguenze delle azioni, dai frutti delle opere, si può giudicare che cosa ci si deve attendere.
esagramma finale.
05 需 Su / L'Attesa
Il Giudizio
L'attesa. Se sei verace hai luce e riuscita. Perseveranza reca salute. Propizio è attraversare la grande acqua.
Attendere non è vano sperare. Possiede la certezza interiore di raggiungere la meta. Unicamente questa certezza interiore dà la luce che sola conduce alla riuscita. Ciò porta alla perseveranza che reca saIute e conferisce forza per attraversare la grande acqua. Un pericolo ci sta d'innanzi e bisogna superarlo. Debolezza e impazienza non possono far nulla. Solo chi è forte potrà affrontare il proprio destino, poichè egli è capace di perseverare nell'attesa forte della sua interiore sicurezza. Questa forza si manifesta in una veracità inesorabile. Se si sanno vedere le cose come sono, guardandole diritte in faccia, dagli avveninenti nasce una luce che fa riconoscere la via per riuscire. A questo riconoscimento deve seguire decisamente un agire perseverante; poichè soltanto se si va decisi incontro al proprio destino si può affrontarlo. Allora si può attraversare la grande acqua, cioè decidersi e superare il pericolo.
0 notes
Text
Bicicletta, famiglia e legge: ecco chi è Jack Smith, il super procuratore che ha incriminato Trump
NEW YORK – Rapido, indipendente, aggressivo. L’uomo che ha incriminato due volte Donald Trump (prima per le carte riservate sottratte alla Casa Bianca e ritrovate in un gabinetto del resort di Mar-a-Lago e ora per l’incitamento alla rivolta del 6 gennaio), il super procuratore Jack Smith, è di quelli che non guardano in faccia nessuno, almeno a giudicare dalla sua storia. source
View On WordPress
#aggiornamenti da Italia e Mondo#Mmondo#Mmondo tutte le notizie#mmondo tutte le notizie sempre aggiornate#mondo tutte le notizie
0 notes
Text
Selvatica - 43. Lo conosco
Corinna stava ancora dormendo, metà del volto era affondato nel cuscino e i capelli ricadevano leggeri sulla spalla nuda. Il lenzuolo aderiva alle curve del suo corpo, una gamba distesa e l'altra piegata. Ante la osservò, placida e dolce, ma la sensazione che ci fosse qualcosa che non andava era fortissima. Durante la notte Corinna si era sentita poco bene, aveva avuto un incubo ed era addirittura scoppiata in lacrime, spaventata per qualcosa che evidentemente conosceva solo lei.
Per un attimo, quando l'aveva vista vomitare, aveva creduto che potesse essere incinta ed era stato attraversato da una strana emozione, qualcosa di molto vicino al panico. Ma gli occhi di lei avevano rivelato che c'era ben altro nella sua testa in quel momento. E come sempre Ante non poteva avervi accesso.
La lasciò dormire, scivolò fuori dal letto e si preparò per andare a fare allenamento.
Katarina gli aveva detto che doveva darle del tempo, ma come faceva a prendersene cura se non conosceva quello che avveniva dentro di lei? Aveva fatto del suo meglio per rassicurarla quella notte, però voleva capire, voleva sapere.
Era bastato un solo giorno in Italia per fare riaffiorare tutti i suoi dubbi e le sue paure. Aveva paura che questo suo modo di fare potesse allontanarli.
Con dita leggere le scostò i capelli dal volto, poggiando piano le labbra sulla guancia e inspirando un po' del suo profumo, poi uscì.
Nell'androne del palazzo, Ante salutò il portiere che stava seduto a leggere il giornale.
«Signor Rebić, ho quelle registrazioni che mi aveva chiesto. Le vuole vedere adesso?»
Ante diede un'occhiata all'orologio e annuì. Erano le registrazioni delle telecamere di sorveglianza dell'esterno, che gli avrebbero permesso di vedere cosa era successo alla sua auto.
Entrò nel gabbiotto e si appoggiò con una mano sulla scrivania dove c'era il monitor. Il portiere avviò il filmato. Si vedevano due uomini aggirarsi vicino all'auto con i cappucci in testa per far sì che i volti restassero in ombra, uno rimaneva in piedi a qualche metro di distanza mentre un altro si accovacciava vicino alle ruote. Non erano proprio giovani come si sarebbe aspettato e a giudicare dalla stazza poteva trattarsi di esponenti di qualche gruppo ultras.
«Puoi ingrandire su questo qui?» toccò lo schermo, indicando il ragazzo vicino alle ruote.
L'immagine era sgranata ma si vedevano chiaramente i tatuaggi sulle mani. Ante cominciò a sentire una sensazione di disagio.
«Riesci a fare un focus sul viso?»
Il portiere fermò il video proprio mentre il tizio voltava un attimo la faccia verso l'ingresso. Ante guardò l'immagine per qualche secondo poi chiuse gli occhi e sospirò.
«Lo conosce?» chiese il portiere.
Certo che lo conosceva, quel maledetto bastardo. «Puoi stamparmi questa foto?»
«Certamente.»
Ante tamburellò con le dita sulla scrivania, in attesa. Voleva prendere quella cazzo di foto e spiaccicarla in faccia a Corinna. Aveva detto di non avere nessun legame con Carmine, aveva detto che era l'ex fidanzato della sua amica, e allora come mai questi gli aveva bucato le ruote? Aveva avuto ragione lui fin dall'inizio. E se Corinna non voleva parlare lo avrebbe fatto qualcun altro.
Tirò fuori il portafogli e mise alcune banconote da cento euro sul tavolo, poi prese la foto e la ripiegò, infilandola nella tasca del giubbotto.
«Grazie.»
Il portiere guardò i soldi sul tavolo e poi Ante. «Signor Rebic ho fatto solo il mio lavoro, non è necessario...» ma lui era già uscito dal gabbiotto e stava aprendo la porta del portone. «Grazie!» gli gridò dietro il ragazzo.
Doveva assolutamente sapere dove poter trovare Carmine e c'era una sola persona che poteva avere quell'informazione: Andrej Dolokov. Era uno di quei tipi a cui la gente con i soldi si affidava per rimettere a posto i casini che combinava, una specie di investigatore privato che aveva occhi e orecchie dappertutto in città. Ante lo aveva conosciuto grazie ai suoi connazionali che giocavano in Italia e avevano dovuto far sparire alcune foto imbarazzanti che se fossero uscite avrebbero potuto mettere a rischio i loro matrimoni e minare la stabilità dello spogliatoio. Cercò il suo numero nella rubrica.
«Sì?»
«Ciao Andrej, sono Ante Rebic.»
«Amico! Come va?»
«Senti, possiamo vederci tra poco a Milanello? Mi serve un favore.»
«Come no. Arrivo subito.»
Ante si sentiva nervoso, agitato. Aveva paura di scoprire qualcosa che non gli sarebbe affatto piaciuto e si sentiva in collera con Corinna per avergli mentito in quel modo, anche dopo che lui glielo aveva chiesto per la seconda volta, a casa di lei, quando li aveva trovati da soli. Gli aveva detto che lo amava, però continuava a mentirgli.
Che razza di rapporto avevano lei e Carmine? Corinna era sempre emotivamente distrutta quando c'era lui in giro e se avesse scoperto che le faceva del male... Ante strinse forte il volante e poi vi tirò un pugno sopra.
Andrej aveva parcheggiato pochi metri prima dell'ingresso al centro sportivo, aveva la schiena poggiata alla macchina e fumava, scrutando oltre le siepi e i pini che recintavano Milanello. Ante scese dall'auto e lo raggiunse. Era un uomo sulla quarantina, i capelli erano tagliati cortissimi e gli occhi color ghiaccio riuscivano a intimorire chiunque, nonostante fosse piuttosto basso e magro. L'accento russo completava il quadro di un perfetto uomo di mafia. Lo salutò con un cenno del capo.
«Di che si tratta?» Il fumo uscì dalle narici in riccioletti bianchi, spazzati subito via dal vento.
Ante tirò fuori la foto e gliela porse. «Ho bisogno di sapere dove posso trovarlo.»
Andrej aprì il foglio ripiegato e guardò un attimo. Sollevò un sopracciglio. «Carmine?»
Il cuore di Ante mancò un battito. «Lo conosci?»
«Certo. Che problemi hai con lui? Te li risolvo io, senza bisogno che ti sporchi le mani.»
«No, devo parlarci io. Gira troppo intorno alla mia ragazza, lei dice di non avere nessun legame con lui ma mi ha squarciato le ruote della macchina quindi è chiaro che non è così.»
«Ti sei fidanzato con una puttana? Andiamo, amico...»
Ante sentì il sangue affluire al cervello. Aveva sentito bene? Batté le palpebre. «Come, scusa?»
Andrej fece l'ultimo tiro di sigaretta e gettò il mozzicone a terra. «Carmine si occupa delle ragazze di Antonio, un giro di mignotte di lusso, o escort, come si fanno chiamare adesso. Se la tua ragazza ha problemi con Carmine, probabilmente lavora per Antonio.»
Doveva essere impallidito all'improvviso, lo sentiva. Tutta la rabbia era defluita dal suo corpo e in quel momento si sentiva sospeso, congelato. Non provava niente, non capiva niente. Corinna era una escort?
No.
Eppure gli venne in mente la prima volta che l'aveva incontrata, quando quell'uomo l'aveva scambiata proprio per una escort. Ma l'aveva solo scambiata o l'aveva riconosciuta?
No.
Andrej gli ripassò il foglio di carta. «Vuoi che me ne occupi io?»
Ante era ancora lontano con la mente ma scosse la testa. «No. Fammi sapere dove posso trovarlo. Stasera.»
L'uomo lo fissò negli occhi, senza lasciar trasparire nulla di quello che pensava. «Ok.»
Rientrò in macchina e si lasciò andare sul sedile. Rimase immobile anche dopo che Andrej se ne fu andato. Non poteva crederci, però tutto tornava. Corinna gli aveva parlato dei suoi problemi economici dopo il suicidio del padre e forse lo aveva fatto solo per quel periodo, forse adesso se ne voleva tirare fuori e Carmine la teneva vincolata in qualche modo. Ecco perché non gliene aveva parlato, provava vergogna per quello che aveva fatto.
Il rumore di un clacson lo fece sussultare. Voltò la testa e vide Rade che si era affiancato alla sua auto. Abbassò il finestrino.
«Che fai qui fuori?»
Ante fissò l'amico per qualche secondo. «Rade, stasera ho bisogno di te. Mi devi accompagnare in un posto.»
2 notes
·
View notes